LA BEFFA

Mastro Valerio di Fiandra dipingendo e lavorando prendesti in giro il tuo garzone "Zafferano".
Ma da lui fosti beffato al matrimonio di tua figlia che per gesto di ripicca mise la gialla sostanza sul risotto di famiglia.  
Ma noi tutti ringraziamo perchè senza la leggenda del bel Duomo di Milano forse oggi non avremmo il risotto allo Zafferano.



LA BEFFA

Risotto allo zafferano con "tapulon" bianco di ossobuco (a modo mio).

Per il risotto:
Stufare la cipolla con del burro aggiungendo se necessario del brodo (io ho usato del brodo di pollo e verdure). 
Una volta pronta, aggiungere il riso (io uso il carnaroli) e lasciare "tostare" per qualche minuto. 
Sfumare con del vino bianco.
Appena evaporato il vino, aggiungere il brodo. 
Durante la cottura i chicchi devono essere sempre coperti perciò irrorare con il brodo quando serve. 
A pochi minuti dalla fine della cottura del riso aggiungere lo zafferano (diluito in precedenza con dell'acqua). 
A fine cottura (risotto al dente) salare, mantecare con burro e parmigiano reggiano.
Lasciare riposare per qualche minuto e servire.

Per l'ossobuco:
Incidere con un coltello la membrana dell'ossobuco per evitare che si "arricci" in cottura. 
Fare un soffritto di cipolla, sedano e carota.
Mettere l'ossobuco e rosolarlo da entrambe le parti.
Aggiungere un cucchiaio di farina setacciata e sfumare con del vino bianco.
Unire del brodo (ho utilizzato lo stesso fatto per il risotto).
Mettere il coperchio alla pentola e lasciar cuocere fino a che la carne non risulta morbida aggiungendo del brodo se necessario.
Salare.

A cottura ultimata tagliare la carne finemente a mo' di tapulon, aggiungere del prezzemolo e poca scorza di limone (Gremolada a modo mio)

Non dimenticatevi di servirlo insieme al risotto con il midollo.


La storia
Una delle leggende sul risotto allo zafferano narra che Mastro Valerio di Fiandra, mentre lavorava per le vetrate del Duomo di Milano soleva prendere in giro il suo assistente Zafferano (soprannome datogli perchè spesso mescolava lo zafferano nelle miscele dei colori usati per dipingere), dicendogli che avrebbe finito per metterlo anche sul cibo.
Alle nozze della sua amata figlia, Valerio si ritrovò al banchetto un risotto color giallo. Il suo assistente lo aveva beffato mettendosi in accordo con il cuoco. Dopo un attimo di incredulità e di indecisione, tutti i commensali consumarono quella fantastica pietanza. 
A breve la voce si sparse per Milano e tutti gli abitanti non vedevano l'ora di assaggiare il risotto dorato.



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